Palazzo Tempi
Palazzo Tempi | |
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Palazzo Tempi | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Località | Firenze |
Indirizzo | piazza Santa Maria Soprarno 1 |
Coordinate | 43°45′59.92″N 11°15′18.15″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Palazzo Tempi, detto anche Bargagli-Petrucci, è un edificio storico del centro di Firenze, situato in piazza Santa Maria Soprarno 1, con accesso anche da via de' Bardi 35-37.
Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale, ed è tutelato da vincolo architettonico dal 1919.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Si deve a Leonardo Ginori Lisci (1972) la prima documentata ricostruzione delle vicende del palazzo e quindi la corretta valorizzazione dell'edificio, che esternamente non mostra con la sua grande mole elementi di particolare pregio architettonico se non in corrispondenza del suo ingresso principale sulla piazza di Santa Maria Soprarno[1].
In questa zona avevano numerosi possedimenti la famiglia Bardi, bruciati e semidistrutti durante i fatti del 1343. Riparati i danni del saccheggio, la casa posta sulla piazzetta di Santa Maria Soprarno fu probabilmente tra gli edifici pervenuti a Cosimo de' Medici attraverso la dote di Contessina de' Bardi, e da lui passati ai suoi nipoti Lorenzo e Giuliano. Il palazzo non aveva le caratteristiche attuali ma doveva già essere vasto e comodo[1].
Con condizioni particolarmente favorevoli venne quindi venduto al gonfaloniere Bernardo Del Nero, alleato di Casa Medici. Questa amicizia si fece pesante dopo la cacciata di Piero il Fatuo, tanto che Bernardo, accusato di aver tramato per il rientro de' Medici, venne arrestato nel suo palazzo e poi processato e giustiziato perché ritenuto colpevole di congiura contro lo Stato, nel 1497. La sua casa venne confiscata a venduta alcuni anni dopo a Raffaello Antinori, che edificò sulla casa un vero e proprio palazzo, ricordato da Benedetto Varchi e da Alesso Baldovinetti tra le fabbriche più notevoli della Firenze del tempo. Quali dimensioni avesse è difficile da ipotizzare, e tuttavia si può supporre che a questa data già fossero presenti due distinti corpi di fabbrica sui lati della costa dei Magnoli, collegati da una volta con terrazzo (trasformata in galleria nel 1725. Tuttavia la famiglia Antinori lo tenne per poco, vendendolo nel 1553 ai Capponi, che poi lo cedettero nel 1591 ai Torrigiani, che a loro volta la vendettero tre anni dopo a Belisario Vinta, cortigiano e segretario di ben quattro granduchi medicei, da Cosimo I a Cosimo II. È a questo proprietario che Ginori Lisci riconduce i lavori che portarono a definire negli attuali termini il fronte sulla piazzetta, anche per la presenza sul portone del busto di Cosimo II, accompagnato dalla data 1609 e da un'iscrizione riferibile ai servigi resi dal Vinta ai granduchi. L'ipotesi confermerebbe peraltro l'attribuzione a Matteo Nigetti, operoso in questi anni [2]. Rimasta agli eredi del Vinta fino al 1652, la proprietà passò infatti, dopo essere stata per due anni di Lorenzo di Raffaello de' Medici, ai Tempi (1654)[1].
È a questi ultimi che, tra Seicento e Settecento, si devono invece ricondurre gli ulteriori interventi tesi ad ampliare la proprietà (con l'intervento dell'architetto Pietro Paolo Giovannozzi), in particolare attorno alla metà del Settecento per quanto riguarda l'ampio sviluppo verso il lungarno. Certo è che la lunga nota scritta da Giovanni Cinelli nella guida già di Francesco Bocchi (1677), testimonia chiaramente di una casa ancora di dimensioni contenute: "... ancorché di fuori non faccia gran mostra, è però internamente molto bene adagiata, ed acconciamente disposta per quello che la bisogna richiede, e particolarmente nelle stanze sotterra, che per esser tutte cavate nel masso, di buon novero, e comodissime per la state, rendono altrui nel vederla maravigliato". Agli stessi Tempi si devono pure i notevoli investimenti tesi ad adeguare gli interni al gusto del tempo, tra i quali un vasto salone con la volta affrescata da Giovanni Camillo Sagrestani (1726), purtroppo perduta per il crollo del tetto a seguito delle distruzioni operate nella zona durante la ritirata dell'esercito tedesco da Firenze nell'agosto del 1944[1].
Nel 1770 passò in eredità alla famiglia Marzi-Medici, la quale assunse anche il casato di Tempi. Quando questa famiglia si estinse, nel 1847, con il marchese Luigi Tempi Marzi Medici[3], il palazzo toccò in eredità alla figlia della sorella Maddalena Tempi, Maria Ottavia Vettori Tempi (1806-1878), e da questa alla figlia Caterina Placidi, sposata a Pier Luigi di Giuseppe Bargagli, cui conferì il titolo di Marchese. I discendenti, la famiglia Bargagli Petrucci, sono tuttora proprietari del complesso. A questa famiglia si devono vari lavori realizzati nel 1925 con la direzione dell'architetto Enrico Lusini, come pure gli interventi di ricostruzione e restauro della proprietà a seguito delle distruzioni della guerra (lavori terminati nel 1962) e dei danni dell'alluvione[1].
La facciata sulla piazza è stata restaurata nel 1985, il fronte su via de' Bardi nel 2000[1].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Esterno
[modifica | modifica wikitesto]La maggiore particolarità del palazzo è senz'altro l'arco che attraversa la facciata permettendo l'accesso alla strada della costa dei Magnoli. Il pian terreno presenta la pietra a vista e un grande portale con una cornice dalle bugne orientate a raggiera e un busto marmoreo a coronamento. Si tratta, come già accennato, di un ritratto di Cosimo II de' Medici datato 1609, fatto mettere da Belisario Vinta. Sotto il busto in un cartiglio parzialmente danneggiato si legge: «[...] QVARTO M. / DOMINO / AC / MOECENATI / 1609» ("A [Cosimo II de' Medici ?] quarto granduca e mecenate, 1609")[4].
Le finestre al primo piano hanno delle balaustre in pietra e timpani rettangolari. Al secondo piano, oltre la cornice marcapiano, le finestre hanno timpani uguali, ma sono prive della balaustra. Il sottotetto ha una fila di aperture rettangolari, mentre in cima corona il tutto un cornicione sporgente.
Una cancellata in ferro battuto, con le iniziali dei Bargagli Petrucci, realizzata dall'Officina Franci di Siena e datata 1881, è nell'androne dell'ingresso principale sulla piazza[1].
Sotto la volta si vede un tabernacolo viario con cornice in legno, contenente un dipinto a olio su tela databile alla seconda metà del Cinquecento e raffigurante la Sacra Famiglia, per il quale è documentato un intervento di revisione e restauro nel 1955 ad opera di Mameli Cupisti e Ugo Catani[1].
Interno
[modifica | modifica wikitesto]Tra le ricche pitture murali degli interni si segnalano gli affreschi di Matteo Bonechi nella volta dello scalone d'ingresso da costa dei Magnoli e nelle due sale dell'appartamento a destra, raffiguranti rispettivamente l'Allegoria di Prometeo, il Giudizio di Paride (questi due attribuiti anche a Giovanni Camillo Sagrestani), l'Allegoria delle quattro Stagioni. Sempre a Matteo Bonechi possono essere ricondotti gli affreschi delle prime due sale sul lungarno, raffiguranti il Bagno di Diana e l'Allegoria di Firenze, mentre di Ranieri Del Pace è il Tempo che esalta le Virtù e opprime i Vizi, nella terza sala sul lungarno[5]. A Pier Dandini spettano nella volta dello scalone le Quattro allegorie, con quadrature di Giuseppe Tonelli.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h Paolini, schede web.
- ^ E non in quelli dei Tempi, a lungo reputati committenti dell'attuale fabbrica.
- ^ Treccani
- ^ L'iscrizione era già danneggiata e priva della prima riga al tempo del Bigazzi, che però poteva ben leggere ancora la data del 1609, oggi priva di un'estremità e talvolta confusa con un 1608; cfr. Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, p. 125.
- ^ sulla scorta delle note di Marilena Mosco (1974) e del più recente contributo di Lisa Leonelli (2016).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri templi, di palazzi, i più notabili artifizi, e più preziosi si contengono, scritte già da M. Francesco Bocchi, ed ora da M. Giovanni Cinelli ampliate, ed accresciute, Firenze, per Gio. Gugliantini, 1677, pp. 280-283;
- Ristretto delle cose più notabili della città di Firenze del dottor Raffaello del Bruno, Firenze, Moucke, 1757, p. 127;
- Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino; o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Imperiale, 1765, p. 197;
- Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino o sia Guida per osservar con metodo le cose notabili della città di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1771, p. 209;
- Gaetano Cambiagi, L'antiquario fiorentino, o sia, Guida per osservar con metodo le cose notabili della citta di Firenze, Firenze, Stamperia Granducale, 1781, p. 193;
- Federico Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico artistico critica della città e contorni di Firenze, Firenze, Giuseppe e fratelli Ducci, 1842, p. 596, n. 308;
- Federico Fantozzi, Pianta geometrica della città di Firenze alla proporzione di 1 a 4500 levata dal vero e corredata di storiche annotazioni, Firenze, Galileiana, 1843, p. 234, n. 586;
- Nuova guida della città di Firenze ossia descrizione di tutte le cose che vi si trovano degne d’osservazione, con piante e vedute, ultima edizione compilata da Giuseppe François, Firenze, Vincenzo Bulli, 1850, p. 556;
- Emilio Burci, Guida artistica della città di Firenze, riveduta e annotata da Pietro Fanfani, Firenze, Tipografia Cenniniana, 1875, pp. 190-191;
- Emilio Bacciotti, Firenze illustrata nella sua storia, famiglie, monumenti, arti e scienze dalla sua origine fino ai nostri tempi, 3 voll., Firenze, Stabilimento Tipografico Mariani e Tipografia Cooperativa, 1879-1886, III, 1886, p. 68;
- Iscrizioni e memorie della città di Firenze, raccolte ed illustrate da M.ro Francesco Bigazzi, Firenze, Tip. dell’Arte della Stampa, 1886, p. 125;
- Ministero della Pubblica Istruzione (Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti), Elenco degli Edifizi Monumentali in Italia, Roma, Tipografia ditta Ludovico Cecchini, 1902, p. 257;
- L’illustratore fiorentino. Calendario storico per l’anno ..., a cura di Guido Carocci, Firenze, Tipografia Domenicana, (1909) 1908, p. 9;
- Walther Limburger, Die Gebäude von Florenz: Architekten, Strassen und Plätze in alphabetischen Verzeichnissen, Lipsia, F.A. Brockhaus, 1910, n. 680;
- Augusto Garneri, Firenze e dintorni: in giro con un artista. Guida ricordo pratica storica critica, Torino et alt., Paravia & C., s.d. ma 1924, p. 284, n. XXXII;
- Francesco Lumachi, Firenze - Nuova guida illustrata storica-artistica-aneddotica della città e dintorni, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 1929.
- Walther Limburger, Le costruzioni di Firenze, traduzione, aggiornamenti bibliografici e storici a cura di Mazzino Fossi, Firenze, Soprintendenza ai Monumenti di Firenze, 1968 (dattiloscritto presso la Biblioteca della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze Pistoia e Prato, 4/166), n. 680;
- Leonardo Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell’arte, Firenze, Giunti & Barbèra, 1972, II, pp. 659-664;
- Touring Club Italiano, Firenze e dintorni, Milano, Touring Editore, 1974, p. 361;
- Itinerario di Firenze barocca, a cura di Marilena Mosco, Firenze, Centro Di, 1974, p. 120;
- Piero Bargellini, Ennio Guarnieri, Le strade di Firenze, 4 voll., Firenze, Bonechi, 1977-1978, II, 1977, p. 229;
- Marcello Vannucci, Splendidi palazzi di Firenze, con scritti di Janet Ross e Antonio Fredianelli, Firenze, Le Lettere, 1995, pp. 384-386;
- Fauzia Farneti, Il palazzo e la villa della famiglia Tempi a Firenze, in L'uso dello spazio privato nell'età dell'Illuminismo, a cura di Giorgio Simoncini, Firenze, Olschki, 1995, pp. 299-314;
- Touring Club Italiano, Firenze e provincia, Milano, Touring Editore, 2005, p. 443;
- Fauzia Farneti in Atlante del Barocco in Italia. Toscana / 1. Firenze e il Granducato. Province di Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato, Siena, a cura di Mario Bevilacqua e Giuseppina Carla Romby, Roma, De Luca Editori d’Arte, 2007, p. 425, n. 147;
- Claudio Paolini, Architetture d’Oltrarno: da piazza Giuseppe Poggi a piazza Santa Maria Soprarno, Firenze, Polistampa, 2010, pp. 79-82, n. 41.
- Lisa Leonelli, Le dimore dei Tempi. Il palazzo fiorentino, oggi Bargagli Petrucci, in Fasto privato. La decorazione murale in palazzi e ville di famiglie fiorentine, III, Dal Tardo Barocco al Romanticismo, a cura di Mina Gregori e Mara Visonà, Firenze, Edifir, 2016, pp. 101-115.
- Angiolo Pucci, I giardini di Firenze, IV, Giardini e orti privati della città, a cura di Mario Bencivenni e Massimo de Vico Fallani, Firenze, Leo S. Olschki, 2017, pp. 478-479;
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Palazzo Tempi
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Claudio Paolini, schede nel Repertorio delle architetture civili di Firenze di Palazzo Spinelli (testi concessi in GFDL).